L’angolo oscuro della soggettività

Chi pone la domanda sul soggetto? Se si parte da questa domanda per elaborare una teoria della
soggettività, se cioè ci si pone in una prospettiva trascendentale che sottoponga il soggetto in quanto tema ad una radicale quaestio juris, si osserva che la risposta alla domanda iniziale non elimina lo scarto sussistente tra il soggetto che chiede e il soggetto su cui si chiede, ma conferma il carattere di oscurità, di lacerazione costitutiva di una soggettività ormai perduta nel suo carattere non questionato e non questionabile. Si ripropone qui il problema dell’autoafferramento riflessivo della coscienza, ovvero dell’autocoscienza quale categoria che con Cartesio dapprima, e successivamente con Hegel e Heidegger ha ricevuto la sua elaborazione più profonda: proprio Heidegger, con la sua interpretazione del passo hegeliano in cui si propone la nota immagine della calza lacerata, sembra riconoscere – purché si accentui il carattere fenomenologico del suo approccio, ovvero il riferimento alla categoria di evidenza originaria dello statuto intimo della soggettività – la lacerazione del soggetto come un carattere costitutivo di questo e rivelante la sua originaria unità non lacerata, illuminando (senza eliminarlo) l’angolo oscuro della soggettività.