- 01/04/2011
- Massimiliano Biscuso
- VII (2011)
- Recensione
La storia della filosofia hegeliana è andata incontro a un singolare destino: quello da un lato di
vederne conclamata la centralità nel sistema, di cui costituisce il coronamento, e riconosciuta in
questo campo di studi una lunga egemonia, alla quale invero assai per tempo molti storici della
filosofia hanno cercato di sottrarsi, con esiti non sempre coerenti alla loro volontà; e dall’altro di
non ricevere l’attenzione che quella centralità e quella forza egemonica avrebbero richieste. E
questo è paradossalmente ancora più vero per l’Italia, dove, pur in presenza di un ampio dibattito
svoltosi tra gli anni Trenta e i Sessanta del Novecento per cercare di liberare la storiografia filosofica dai presupposti metafisici del nuovo (quello di Croce e Gentile) e vecchio idealismo (quello di Hegel, appunto) e individuare le condizioni per una autentica comprensione storica delle filosofie, robuste tracce di quella vecchia impostazione permasero e ancora permangono, ad es. nell’insegnamento liceale della filosofia che è ancora studiata secondo l’assunto gentiliano, e hegeliano, che vuole identiche filosofia e storia della filosofia, oppure nel rilievo che tutt’ora assumono gli studi storico-filosofici nel più generale panorama degli studi filosofici.