Felicità e libertà – concetti principali della filosofia politica dell’illuminismo italiano

Lo schema d’interpretazione della presente analisi tratteggia la differenza delle concezioni dell’eudemonismo politico, da un lato, e del liberalismo, dall’altro. L’attribuzione della prima concezione alla filosofia politica del tardo assolutismo e della seconda all’epoca definita storicamente dalla Rivoluzione francese e teoricamente dal pensiero politico di Kant si rivela solo limitatamente atta alla descrizione adeguata del discorso politico dell’illuminismo italiano. L’analisi delle letture di Rousseau da parte di Beccaria e Dalmazzo Francesco Vasco dimostra un precoce profilarsi del pensiero della libertà rispetto al discorso utilitaristico sulla felicità il quale, in genere, viene inteso come caratteristico della filosofia politica dell’illuminismo. Le due concezioni non solo non si escludono, ma risultano persino teoricamente intrecciate una con l’altra. In Beccaria, questo intreccio trova la sua espressione nel cosiddetto utilitarismo che trasforma la formula della maggiore felicità possibile in quella del minimo dei mali. In ultima analisi, l’utilitarismo negativo è però la negazione dell’utilitarismo, ovvero la sua trasformazione nel principio della massima libertà possibile. L’antidispotismo risoluto di Beccaria, Vasco e Paradisi conduce, infine, a una relativizzazione dell’eudemonismo politico. Con i succitati pensatori che radicalizzano il concetto di libertà del contrattualismo rousseauiano la filosofia politica italiana dell’illuminismo viene a essere una delle precoci protagoniste dello stato di diritto liberale.