Recensione a M. Ivaldo, Storia della filosofia morale, Editori riuniti, Roma 2006

Il manuale in esame, pur nella agevolezza della sua veste, delinea una esauriente storia del pensiero morale attraverso tutto l’arco della tradizione occidentale. Non manca nemmeno un colpo d’occhio sulle principali idee morali elaborate dalle culture extraeuropee, specie nel «periodo assiale» (Jaspers). È allora infatti che il pensiero dell’uomo, ancora inviluppato nella indifferenziata matrice religioso-politica, rivolgendosi progressivamente a se stesso e alle forme del proprio esistere, si apre in Occidente a quella prospettiva “laica” che chiamiamo filosofia. Questo tipo di riferimento al quadro storico-culturale è costante nel testo, e si approfondisce nelle fasi di transizione epocale. Il fine dell’opera, come leggiamo nella premessa, consiste infatti nell’offrire «una, pur sintetica, presentazione storica della filosofia morale». Occorreva quindi in primo luogo evitare di «privilegiare univocamente taluni autori, periodi, correnti» (7), dando un panorama quanto più possibile completo dell’argomento. Così, adeguato spazio è dato al pensiero morale del Novecento, per il quale la tradizione ancora non ha operato la selezione che stabilisce i classici, e al quale occorreva quindi concedere una più ampia polifonia. L’assetto grafico del volume asseconda efficacemente l’esigenza di brevità, con analogie e confronti segnalati in scorcio mediante telegrafiche indicazioni parentetiche. Il tutto senza compromettere, anzi agevolando, il considerevole sforzo di chiarezza da parte dell’autore. Si direbbe quasi che l’incontro tra l’interesse dell’editore alla maggior brevità possibile e quello dell’autore a un’adeguata ampiezza argomentativa finisca per premiare entrambi. Il testo per questo aspetto potrebbe infatti essere visto come «una (certo molto ampia) voce di enciclopedia», che, tracciando le linee fondamentali del tema, offre una base di lavoro maneggevole e di facile consultazione per chi è già addentro alla cosa; dando invece al profano un discorso fluidamente argomentativo che lo informa con rigore e completezza, sviluppando l’«oggetto della trattazione nel suo plurale e differenziato svolgimento, cioè la filosofia morale» (7). A tal fine si trattava allora «di raccogliere gli “elementi”, di illustrarne in modo essenziale i rapporti, le permanenze, le variazioni, di fornire insomma le informazioni indispensabili per mettere chi legge in condizione di capire e di muovere a sua volta verso personali indagini» (7). L’autore segnala infatti due pericoli in cui può incorrere il semplice «accumulare una serie di dati»: il primo è di «lasciare lacune materiali»; il secondo è di non fornire al lettore un «filo conduttore» che lo orienti nella connessione e nella comprensione degli argomenti proposti (7).