Recensione a F. Guadalupe Masi, Epicuro e la filosofia della mente. Il XXV libro dell’opera “Sulla Natura”, Academia Verlag, Sankt Augustin 2006

Passeggiando lungo il III miglio dell’Appia Antica, la regina viarum di Stazio, è possibile ammirare ancora nella loro superba bellezza i resti del IV secolo d. C. appartenenti al Circo di Massenzio che qui, dove sorgeva il Pago Triopio di Erode Attico, aveva voluto costruire la sua residenza imperiale oltre alla tomba del figlio Romolo morto in giovane età. Il Circo era adibito alle corse dei cavalli ma probabilmente non vennne mai usato. Ciò che di primo acchito colpisce la vista dell’osservatore è la torre in opus listatum dei carceres, le dodici postazioni di partenza dei cavalli chiuse da cancelli di ferro. Difficile che la memoria non vada ai celeberrimi versi di Lucrezio (de rerum natura II 263-265) in cui il poeta filosofo scrive: «Non vedi anche come, nell’attimo in cui i cancelli del circo/sono aperti, non possa tuttavia la bramosa forza dei cavalli/prorompere così di colpo come la mente stessa desidera?» (trad. Giancotti). I versi appena citati sono tratti dal secondo libro del de rerum natura e in particolare dalla sezione 216-293 in cui viene descritta la declinazione atomica, il clinamen, teso a giustificare l’esistenza della natura (gli atomi, infatti, non potrebbero aggregarsi senza tale declinazione) e la possibilità della libertà. Lucrezio, per far comprendere al lettore a cosa mirasse quell’incerto depellere paulum del clinamen, usa la metafora dei cavalli nel circo poco prima della loro partenza. In quell’istante la equorum vis, pur così smaniosa di partire, non prorompe simultaneamente al desiderio della mente: l’azione non è simultanea, quindi, al comando della mente ma solo di poco successiva. E ciò accade per il fatto che il principio delle azioni risiede nella voluntas che in seguito permette che i movimenti per membra rigantur, si dispieghino per le membra. Il clinamen, pertanto, spiega esattamente come sia possibile che la mens/voluntas possa determinare spontaneamente alcuni stati mentali che permetteranno solo in seguito l’azione deliberata. Ma come è possibile che la formazione degli stati mentali sia, per così dire, autonoma se la mente possiede una ben precisa costituzione atomica e se essa interagisce sempre con l’ambiente esterno? A tali interrogativi risponde esaurientemente il volume di Francesca Guadalupe Masi (Fano 1975), occupandosi della sottile questione della libertà all’interno del sistema atomistico epicureo; più specificamente la Masi si dedica ad approfondire la nascita e lo sviluppo degli stati mentali da cui si origina la libera voluntas di cui parla Lucrezio proprio in riferimento al clinamen.