Recensione a G. Papini, Il non finito, a cura di Anna Casini Paszkowski, Le Lettere, Firenze 2005

Giovanni Papini è lo scrittore ben noto a tutti che ha legato il suo nome al sodalizio con Giuseppe Prezzolini, all’introduzione della filosofia pragmatista in Italia e alla ricerca spasmodica di nuove forme della letteratura e della vita spirituale indicate dalle riviste “Leonardo”, “La Voce”, “Lacerba”. Nel 1913, alla vigilia della guerra che avrebbe sconvolto i valori degli animi più sensibili, Papini aveva tracciato un quadro delle sue intense esperienze giovanili in una sorta di racconto diaristico intitolato Un uomo finito che, ancora oggi, è forse il suo scritto più conosciuto. Prima di quell’autoraffigurazione, negli anni che la precedettero, lo scrittore fiorentino aveva svolto un grande lavoro di formazione di sé e di produzione culturale. Il volume pubblicato ora con il titolo Il non finito, in evidente riferimento ma anche contrappunto rispetto a Un uomo finito, intende documentare proprio quello sforzo davvero notevole che Papini compì per “emergere” dal buio al mondo della cultura e che portò avanti con grande costanza e convincimento. A questo scopo il libro riunisce insieme da una parte il diario (1899-1902, completato così con la pubblicazione dei documenti del primo anno), dall’altra i saggi, le conferenze, gli appunti, tutti quei testi, insomma, che tra il 1898 e il 1905 Papini stesso aveva concepito per il pubblico.