Recensione a V. Ferrone, Storia dei diritti dell’uomo. L’Illuminismo e la costruzione del linguaggio politico dei moderni, Laterza, Roma-Bari 2014

Partita dalla convinzione che l’Illuminismo sia l’originale tentativo di costruzione del «nuovo
umanesimo dei moderni» (p. VII) dopo la «tragica illusione comunista» e il crollo del muro di
Berlino, la densa ricerca intende documentare il contributo diretto della cultura illuministica al
moderno linguaggio dei diritti, pluralizzando il tema medievale e moderno del «diritto naturale» e
reinterpretando in senso etico e politico le questioni trattate dai canonisti circa il diritto soggettivo
e i diritti naturali degli individui. Al tema sono dedicate le pagine di esordio del volume (pp. 5-16)
che nella parte I non manca di insistere sull’apporto della cultura dell’Europa del Nord e della
fisiocrazia parigina a un’interpretazione dei diritti come derivanti dai doveri, trattando della
conversione etica della questione giuridica, della moderna scienza morale (da Pufendorf a
Barbeyrac, p. 46 e sgg.) con la scoperta della libertà di coscienza e della persona quale individuo
autonomo (Locke) fino alla morale neoepicurea e alla scoperta del «diritto naturale alla ricerca
della felicità» (pp. 104 e sg., 117 e sgg.).