Recensione a R. Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino 2005

Appartiene alla storia della cultura comunista e più in generale progressista del nostro paese negli anni sessanta e settanta il vero e proprio culto, la profonda fascinazione intellettuale che molti di noi – militanti del PCI con lo spirito anzi, meglio, con l’atteggiamento antropologico che Rossana Rossanda incarna nelle parole delle sue incatalogabili, letterariamente impareggiabili, pagine autobiografiche, facendolo vivere piuttosto che soltanto descriverlo e raccontarlo dall’esterno – provavano nei confronti della tecnica teatrale della estraniazione che Bertold Brecht imponeva agli attori dei suoi drammi.