Recensione a L. Sanò, Le ragioni del nulla. Il pensiero tragico nella filosofia italiana tra Ottocento e Novecento, Città Aperta, Troiana (EN) 2005

Di fronte all’indagine storica che voglia occuparsi della filosofia italiana del Novecento diversi sono i pregiudizi lasciatici in eredità dal secolo scorso. E’ stato scritto e ossessivamente ripetuto che l’Italia filosofica visse, a causa del cosiddetto neoidealismo, in una sorta di autarchia speculativa, ignara di quanto in Europa e nel mondo progredissero gli studi. Tale fu l’egemonia che ogni critica alla dialettica, così ci è stato raccontato, era costretta a subire il giudizio sommario di un “Tribunale del Pensiero Speculativo” e immancabilmente rigettata, sotto l’accusa di irrazionalismo, nella prigione dell’oblio. Oggi l’intenzione che sembra esser diffusa fra un buon numero di studiosi è quella di poter togliere la maschera a molti di questi pregiudizi per recuperare una visione che rimetta al centro anche dell’indagine storica argomentazioni, problematiche, concetti e non formazioni di milizie filosofiche intente a combattersi al suon dei più vari “-ismi” che il linguaggio permette di costruire.